L’anarchismo nel tango è qualcosa che si è voluto nascondere, di Cristian Vitale (da Pagina/12)
Tango e anarchismo. La novità è che Osvaldo Bayer e Pablo Bernaba, bandoneista e grande compositore del Quinteto Negro La Boca, hanno scritto una milonga sulla figura di Severino Di Giovanni. E l’hanno presentato per la prima volta nella cornice di un festival con connotazioni che fanno al caso loro: da un lato, una presa di posizione ferma contro le chiusure sistematiche che l’amministrazione di Maurizio Macrí sta esercitando sopra i luoghi in cui si suona musica dal vivo per un pubblico popolare. Dall’altro, la concretezza del festival in un quartiere in cui tutto si è mescolato e continua a mescolarsi: il tango, il porto, l’anarchismo, l’immigrazione, la cultura, l’arte e, sintomaticamente, il club di calcio più popolare del paese, in cui l’uomo-chiusura ha cominciato la carriera che lo ha portato al potere. “Il governo di Macrí si è intestardito nel chiudere soprattutto i luoghi di tango per i settori popolari. Perciò la parola d’ordine è “Il tango non si chiude”. All’improvviso, tutto ha cominciato a combaciare, no?… La Boca, gli immigrati, il tango, gli anarchici, la cultura popolare e la pretesa di distruggerla allo stesso tempo”, comincia Bernaba sulle coordinate centrali del 1° Festival di Tango nella Repubblica della Boca, dove domenica 21 novembre sono confluiti – liberamente e gratuitamente- il Quinteto Negro La Boca, María Volonté, Gabriela Elena Trío, la Orquesta Típica La Vidú, Los Borquéz, Dema e la Orquesta Petitera, Juan Vattuone, la Orquesta Tipica Esquina Sur e l’ Alan Haksten Grupp, tra gli altri, con milonghe, kermesse, mostre e dibattiti, come quelli condotti dallo stesso Bayer e Javier Campos, intitolato “Tango e anarchismo”. “ Più tardi suoneremo la milonga di Severino con il Qinteto e Alejandro Guyot, di 34 Puñaladas, dal vivo”, annuncia il musicista poco prima dell’evento.